Inauguriamo la sezione TORINESI CREATIVI con l’intervista a VALERIA FIORANTI, fotografa torinese classe 1981. Appassionata di fotografia fin da ragazzina, dal 2009 fotografa prevalentemente concerti ed eventi culturali, collaborando con ONG, Associazioni e agenzie fotografiche. Nel 2017 una sua foto è stata scelta da Niccolò Fabi per la copertina del suo disco live, Diventi Inventi 1997-2017.
Come mi definirei in poche parole? “Una persona in cammino e alla continua e inesauribile ricerca dell’essenza”.
1) Quando è nata la tua passione per la fotografia?
Non amo molto parlare di passione, per alcune ragioni, tra le quali l’etimologia della parola: “sofferenza“. Per quanto ci siano momenti complessi da gestire la fotografia per me non è sofferenza. Credo che le parole che usiamo per definire quel che facciamo siano importanti, così come le immagini che scegliamo: “l’energia segue il pensiero” , le parole, le immagini ed il linguaggio sono energia.
Il mio interesse per la fotografia è sempre stato presente fin da ragazzina. Avevo spesso una macchina fotografica in mano dalla “usa e getta” alla reflex analogica dei miei genitori. Senza aver la consapevolezza che un giorno sarebbe stato un mezzo espressivo, interpretativo e di documentazione importante nella mia vita.
2) La foto più bella che hai fatto?
Non l’ho ancora fatta.
È la foto che non ho scattato con la macchina fotografica, è la foto che non scatti mai e dici: “nooo, l’ho persa”.
Sono tutte le foto che ho perso e anche quelle che ho voluto perdere.È il progetto non ancora realizzato o compiuto. È il dubbio costante:quanto ha senso definire bella una fotografia, cosa significa e per chi lo è? Soggettiva, oggettiva…? etc..
Posso dire che quello che amo, ciò in cui vedo bellezza è:
vivere gli spazi, le interazioni, le relazioni, esser dentro un progetto, sentire di farne parte con la mia visione, avere la fiducia delle persone con cui lavori, che ti affidano momenti a volte molto intimi di creazione.
I progetti ai quali prendo parte, per i quali mi viene data piena fiducia facendomi assistere a momenti di intimità, delicatezza, fragilità, questi rappresentano le immagini potenzialmente significanti: quelli della compagnia di danza afro contemporanea Sowilo, diretta da Simona Brunelli, il progetto di teatro danza Black Fabula, con ragazzi africani richiedenti asilo diretto da Beppe Gromi (ass.teatrale Fabula Rasa), ed infine l’ultimo in ordine temporale “Vedrai che cambierà, canto d’amore dedicato alle donne vittime di violenza” sempre con la regia di Beppe Gromi, nel quale mi sono messa “in gioco” con una “installazione” video-fotografica.
Potrei parlarvi di un progetto fotografico, al quale sono molto legata per due motivi fondamentali: è stato il primo, ed è connesso ad uno dei grandi Maestri che stimo di più nel mondo della fotografia. Nell’ambito di un workshop con il maestro Franco Fontana, il mio progetto di fine corso dal titolo “Confini”, è stato scelto da lui ed è stato portato in mostra con “Fontana e quelli di … Franco Fontana“.
3) La foto più brutta che hai fatto?
Tante, tantissime….errori tecnici, visioni insignificanti, etc etc…. è da qui che imparo, da accurata e severa auto-selezione, dalle critiche costruttive dei colleghi e dei Maestri.
Poi le elimino per igiene mentale, dopo aver compreso l’errore.
4) Chi vorresti fotografare?
Per fare una risata davvero allegra e puntare molto in alto direi Angelina Jolie.
In realtà è più complesso. Non è tanto chi, ma il cosa. Mi interessano nuovi progetti perché quel che non conosco mi stimola.
Mi interessa anche andare ancora più a fondo in ciò che già conosco, cercare l’essenziale.
Supponiamo di essere in “volo”, siamo leggeri, supponiamo che io sia all’altezza e che tutto sia possibile:
mi piacerebbe esser sul set di un nuovo film della Jolie, ma con lei in versione regista, fotografare i workshop di Marina Abramović,
fotografare ancora Eleonora Abbagnato nei suoi nuovi progetti,seguire un intero tour di un artista e documentarlo,raccontare qualche storia dal Tibet e dalla valle del Wesak,documentare le migrazioni, i viaggi, le storie dietro le persone che si muovono, le frontiere. Vorrei anche approfondire il ramo della fototerapia.
5) Se ti dicessero che puoi fare un’ultima foto nella tua vita quale sarebbe?
Impossibile fare l’ultima, anche senza “mezzo tecnologico” continuo e continuerò a fotografare.
Non credo ci sarà mai un’ultima foto perché siamo energie in movimento, nulla è mai fermo e tutto si evolve.