Apre oggi al pubblico fino al 3 novembre, la ventisettesima edizione di Artissima, all’Oval di Torino, diretta da Ilaria Bonacossa, che ne racconta così il tema desiderio/censura:
«Il desiderio – spiega Ilaria Bonacossa – nasce dal rapporto tra il corpo e la società, tra la realtà vissuta e la realtà immaginata e ambita. Le opere d’arte sono storicamente portatrici di immagini in grado di emancipare ciò che convenzionalmente viene considerato un tabù, grazie al desiderio di sovvertire le regole, rendendo fluidi i confini tra normale ed eccezionale.
Il limite tra contenuti permessi e contenuti proibiti è al centro di un dibattito quanto mai attuale che vede l’arte stessa oggetto di censura. Nel mondo digitale e sui principali social network il controllo preventivo, spesso algoritmico, rende di fatto sempre più difficile la diffusione e promozione del nostro patrimonio artistico-culturale. In un tale contesto, il desiderio rimane un momento di rottura, una “ligne de fuite”, come evocato da Deleuze e Guattari in Mille Piani: un’energia dirompente che riesce a infiltrarsi nelle crepe del sistema per aprire delle visioni laterali inaspettate capaci di mostrare gli spazi aperti al di là dei limiti delle convenzioni. E l’arte contemporanea rimane uno spazio di incontro vero e fisico tra la persona e le sue aspirazioni».
Ad accogliere il visitatore la Cornucopia di Christian Holstad: Consider Yourself as a Guest, riflessione sul nostro impatto sul pianeta, sull’impronta come consumatori che alimentano la massa di plastica.
L’anteprima di Artissima 2019 ha inizio con l’impatto della performance di Tomaso Binga, Il confessore elettronico/La moglie del cardinale.
Abbiamo deciso di dedicare la nostra attenzione al progetto portato a Torino da UniCredit, la cui storia inizia con la 58° Biennale di arte Venezia e la mostra Rothko in Lampedusa, organizzato dall’UNHCR che racconta l’importanza dell’arte come strumento che permette ai rifugiati di esprimere il loro talento portando enormi benefici alle comunità che li ospitano.
Per Artissima 2019, UniCredit ha deciso di commissionare tre opere inedite, che traggono ispirazione dall’Unicredit Tower, a tre artisti emergenti rifugiati, tra i protagonisti di Rothko in Lampedusa, dando con questa scelta un segnale importante, che ha al centro l’essere umano come portatore di ricchezza, di possibilità, di crescita ed evoluzione per l’umanità intera.
Gli artisti e le opere presentate:
Majid Adin pittore e video artist iraniano, rifugiato in Inghilterra che indaga sulla correlazione tra essere umano natura e modernità;
Rasha Deeb scultrice siriana, rifugiata in Germania, che si concentra sull’impatto e le visioni della torre;
Mohamed Keita, fotografo ivoriano, rifugiato in Italia che si interroga su “cosa sarà il domani”, ritraendo la torre da molteplici punti di vista.
Preme a chi scrive una riflessione: cosa perdiamo considerando chi arriva in Europa da altri Paesi, attraverso dolorosi e pericolosi viaggi tra mare e terra, come una massa indistinta, ascoltando le sirene di una propaganda dell’odio e della paura appositamente studiata a livello politico, dimenticando l’umanità e il valore del singolo essere umano, la sua unicità, dimenticando le innumerevoli possibilità date dall’incontro?
La crescita e l’evoluzione dell’essere umano che passano dall’individuo dalla sua storia e anche come in questo caso dall’arte e dall’estro artistico.
Grazie per questa riflessione importante che testimonia quanto sia l’inclusione sociale e non i muri a portare a tutti noi la possibilità di evolverci verso un concetto più alto di umanità, alla quale dovremmo puntare: molto più che umani!
Foto e articolo di Valeria Fioranti