Niccolò Fabi non è un artista da firma-copie e per questo lo ringraziamo.
Niccolò Fabi è un artista che ama il dialogo, l’ascolto, ama raccontare un progetto alle persone che lo seguono, che sono lì per questo. Perché è anche in quell’ascolto che avviene l’incontro.
È un artista che scambia materia umana, un artigiano che racconta il suo processo creativo.
Nella moda dei firma-copie a pioggia, si distingue sempre nel rispetto per il suo lavoro e nel rispetto per chi lo ama. Un album non è solo prodotto, è il frutto di un lavoro interiore, artistico, di un processo umano evolutivo e a volte di questo si perde il senso, soprattutto nell’abitudine di un veloce saluto dopo una firma.
Torna Niccolò dopo un disco totale, che poteva sembrare definitivo «Una somma di piccole cose» (2016). Ma come ci racconta nel suo percorso artistico, la vita è una continua trasformazione, ed eccolo alla Feltrinelli di Torino che ci racconta «Tradizione e Tradimento», intervistato da Roberto Pavanello (« La Stampa»), e nel suo raccontare, sembra dirigere un’orchestra.
«I giorni dello smarrimento», è centrale ed è la partenza di questo nuovo progetto.
La voglia di rivoluzionare tutto, di cambiare, di provare nuove sonorità, di percorrere nuove strade, per poi, dopo questo viaggio, tornare a se stesso: la non scontata rivoluzione di ritornare a sé.
«Sono i giorni dello smarrimento, dell’amore che non si inventa…
Dov’è la strada per tornare? Dov’è la stella da seguire?…
I tempi stanno cambiando ma l’unica cosa che conta è amare quello che ho intorno e sentire in faccia il vento»
Il tour che ci attenderà, la cui data torinese del 12 gennaio 2020 al Teatro Colosseo è già sold out, sarà un viaggio.
Quel che è certo è che non sarà un concerto da “mani in alto” e da “cantiamo tutti insieme”. Sarà piuttosto una terapia collettiva, un massaggio curativo per le persone pronte all’ascolto.
Un viaggio in cui Niccolò, attento conduttore di anime, ci trasporterà con la sua grazia, la sua intensità.
E noi siamo pronti ad affidarci a lui, a seguire la strada indicata o quanto meno la direzione, perché Niccolò è cura: cura delle parole che usa, cura del suono. Ed in questo curare artistico e umano, la sua musica cura anche noi che lo ascoltiamo e ci solleva in quella poesia dell’essenziale a cui tutti dovremmo ambire.
«…guardo fisso avanti il filo e sono in bilico
nelle insidie di ogni cambiamento
tra le forze che da sempre mi dividono
tradizione e tradimento… »
Articolo e fotografia: Valeria Fioranti